di Marina Nasi. Pubblicato in Valigia blu del 25 maggio 2025.
Le recenti accuse di abusi e violenza sessuale mosse a Rocco Siffredi, emerse attraverso una serie di servizi su Le Iene, hanno riacceso un dibattito necessario e spesso rimosso: quello sul consenso e sui limiti dell’autodeterminazione nei contesti di sex work e sulla crescente rappresentazione della violenza nella pornografia contemporanea.
Parlare di abusi fisici, psicologici e sessuali in un ambito lavorativo come quello pornografico, infatti, fa emergere contraddizioni profonde e situazioni in cui il consenso viene dato per scontato, considerato implicito o addirittura forzato. A questo si somma una oggettiva difficoltà nel denunciare: mancano tutele legali specifiche e pesa lo stigma che ancora oggi grava su chi lavora nell’industria del porno (ndr. qui parlare di stigma pare eccessivo. Lo stigma è la negativizzazione di un fatto normale. Filmare un atto sessuale tra consezienti è un fatto privato, ma pubblicare quel filmato per trarne guadagno non può che essere una azione pubblica di un contesto sociale e giuridico opaco).
Ma il caso Siffredi non è isolato (ndr. ed è molto seguito in rete e nei mezzi di comunicazione di massa, compresi i social media televisivi). È solo uno degli episodi più visibili e recenti di una realtà più volte emersa negli ultimi anni e in cui, nonostante i molti discorsi contemporanei sulla ricerca di una pornografia etica o femminista, diverse dinamiche abusive sembrano strutturalmente tollerate.
Inoltre, tanto le storie raccontate al popolare programma Mediaset quanto numerosi reportage, studi e testimonianze sembrano evidenziare in tutto il mondo una pornografia sempre più orientata ad alzare l'asticella della violenza, che veicola come accettabili dinamiche di sopraffazione sessista e che normalizza pratiche non solo degradanti, ma talvolta anche pericolose.
Luna E. Heine è regista e fondatrice del portale Porn Better, piattaforma tedesca che promuove una pornografia basata su rispetto e condizioni eque. Secondo Heine, è possibile fare pornografia in modo diverso, attraverso scelte consapevoli: includere conversazioni sul consenso all’interno delle scene, lavorare con intimacy coordinator, creare trame che escano dal binario del sessismo e dell'eteronormatività.
Non tutti concordano sulla possibilità di creare una pornografia etica e molte sono le voci che ritengono l'industria pornografia intrinsecamente problematica e i tentativi di cambiarla dall'interno troppo di nicchia. Tuttavia è un fatto che questa nicchia esiste e che sono in aumento i siti e le piattaforme che cercano di sensibilizzare i consumatori e portare avanti una conversazione e una riflessione sulle dinamiche di sfruttamento da abbattere. Questa possibilità di evoluzione non dipende solo da chi produce i contenuti, ma anche da una presa di coscienza da parte di chi ne fruisce (ndr. e qui sta il vero problema sociale).
sintesi di Alessandro Bruni
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Commento di Alessandro Bruni. Il problema di fondo rimane il principale: l'industria del porno è biasimata socialmente da tutti, ma è anche consumata da molti. E' possibile ridurre il dibattito ad un problema sindacale? E poi la discussione sul porno etico non è forse solo una foglia di fico? (metafora appropriata dato l'argomento).