di Pietro Marzano. Pubblicato in Il sussidiario del 19 giugno 2025.
Ieri il ministro dell'Economia Giorgetti ha lanciato l'allarme: al Sud nel 2050 ci saranno 3,4 milioni di abitanti in meno. Servono decisioni di sistema.
Lo svuotamento di gran parte delle aree del Mezzogiorno è un fenomeno che da anni si sta verificando in maniera progressiva e inarrestabile. Il fatto che ne parli espressamente un autorevole ministro del governo come Giorgetti è un fatto nuovo e di grande importanza.
Il progressivo erodersi della base sociale e il fenomeno della migrazione dei giovani, che da oltre vent’anni ha portato diversi milioni di ragazzi a lasciare le case in cui erano cresciuti per poter incrementare la base occupazionale nel Nord, sta generando uno squilibrio territoriale di estrema gravità.
Il fenomeno si sta trasformando da vera e propria crisi sociale in tragedia macroeconomica. Vengono a mancare i fondamentali di una società sana, ovvero le forze giovani in grado di generare reddito e competenze e quindi di far crescere i territori.
Questo fenomeno era stato affrontato inizialmente dal governo Monti con dei provvedimenti per le cosiddette aree interne del Mezzogiorno, che si sarebbero dovute avvantaggiare, nell’ambito del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza, di fondi specifici per ricreare un tessuto di infrastrutture sociali e materiali in grado di rendere la vita a Sud più confortevole e produttiva.
Non è infatti solo un problema di occasioni di lavoro, ma soprattutto un tema di qualità della vita. Se vivere nel Mezzogiorno significa avere delle infrastrutture scadenti e delle occasioni di lavoro a basso costo come unica alternativa, nessuno può impedire ai giovani di quei territori di lasciare le proprie case per cercare di avere una vita migliore.
Nei decenni le responsabilità possono essere divise equamente tra i decisori nazionali e quelli locali. Se infatti, a livello nazionale, per troppi anni sono mancate delle politiche di coesione macroeconomiche efficaci, allo stesso tempo la classe politica locale ha dimostrato tutta la propria incapacità di reggere l’urto di questo fenomeno.
Alcuni segnali ci indicano la rotta: ad esempio, la capacità di spesa sui progetti del PNRR di alcuni comuni maggiori e di alcuni enti locali ha dimostrato che è possibile fare investimenti e utilizzare i fondi pubblici rapidamente.
Le ricette, insomma, ci sono e, quando vengono applicate, funzionano. Quel che però deve maturare è una forte volontà politica, ed il fatto che rendersi conto di quest’emergenza sia una parte del governo che ha storicamente curato con maggiore attenzione gli interessi dei suoi rappresentati, ovvero gli elettori del Nord, è un elemento di grande novità politica che va accolto con estrema attenzione.