Vera Gheno è sociolinguista e divulgatrice, con numerosi anni di insegnamento all’Università di Firenze e una lunga collaborazione con l’Accademia della Crusca. Ha firmato saggi diventati veri e propri strumenti per capire il linguaggio contemporaneo, come Potere alle parole, Femminili singolari e Tienilo acceso (con Bruno Mastroianni). “Nessunə è normale” (UTET, 2025) è la sua diciassettesima monografia. Conduce il podcast “Amare parole” e da anni è una delle voci più chiare nel promuovere un linguaggio più consapevole, inclusivo e umano.
“Nessunə è normale” è il nuovo libro di Vera Gheno, sociolinguista e divulgatrice tra le più autorevoli e seguite in Italia con numerosi anni di insegnamento all’Università di Firenze e una lunga collaborazione con l’Accademia della Crusca, pubblicato da UTET nel giugno 2025. Un saggio brillante e spiazzante che ci costringe a guardare in faccia uno dei concetti più dati per scontati – la normalità – e a chiederci: ma davvero esiste? Con la sua solita lucidità e uno stile affilato come una lama,
Gheno smonta pezzo per pezzo un’idea che sembra innocua ma che in realtà condiziona le nostre vite in profondità. Perché “normale” non è una semplice descrizione: è un giudizio, una misura, una trappola. È il modo con cui chi ha più potere decide chi merita di stare dentro – nel gruppo dei “giusti”, dei “giusti come noi” – e chi invece resta fuori, escluso o tollerato solo se si adegua. La “norma” cambia faccia con sorprendente disinvoltura: oggi è il corpo perfetto delle influencer, domani è la rassicurante immagine della famiglia “di una volta”. Ma il gioco è sempre lo stesso: farci sentire sbagliati, farci rincorrere un modello che non esiste – o che comunque non ci appartiene.Gheno ci accompagna in questa riflessione con esempi concreti, ironia tagliente e una prospettiva sociolinguistica che ci fa aprire gli occhi su quanto le parole – soprattutto quelle che sembrano più innocue – possano diventare strumenti di esclusione, stereotipi e controllo.
“Nessunə è normale” è un viaggio dentro i meccanismi che costruiscono e impongono l’idea di normalità. E ci mostra come, spesso, siano proprio queste definizioni a generare discriminazione: verso le donne, le persone migranti, chi vive in povertà, le persone LGBTQIA+, chi non rientra nei “canoni”. Il libro mette in crisi gli automatismi del linguaggio e ci spinge a chiederci: ma cosa c’è davvero dietro quella parola che usiamo tutti i giorni per classificare gli altri (e noi stessi)? Perché leggerlo. Perché smonta con intelligenza e ironia una delle bugie più grandi del nostro tempo.Perché parla a chi si è sentito fuori posto almeno una volta nella vita. Perché ci invita a guardarci negli occhi – senza filtri, senza etichette – e a riconoscere che la bellezza sta proprio nelle nostre differenze.
presentazione tratta da Progetto Gionata del 10 giugno 2025.
Intervento tenuto da Vera Gheno all’incontro “PIETRE D’ANGOLO” (Firenze, 5 aprile 2025). Pubblicato in Gionata del 10 giugno 2025.
Gheno inizia sfatando il luogo comune secondo cui le parole sarebbero superficiali. Sottolinea come il linguaggio sia la nostra principale matrice cognitiva per comprendere il mondo. Le parole ci permettono di scambiarci informazioni, lasciare tracce nel tempo e nello spazio, e sono essenziali per qualsiasi azione collettiva o dibattito. La relazione tra lingua e realtà è complessa e bidirezionale: le parole non cambiano magicamente la realtà, ma cambiano la sua narrazione, influenzando immaginari, giudizi e pregiudizi, e stimolando così un desiderio di cambiamento della realtà stessa.
L'autrice critica il concetto di "inclusione", pur riconoscendolo come un primo passo. Secondo Gheno, l'inclusione implica spesso una dinamica sbilanciata in cui "noi" (i "normali") decidiamo di accogliere "loro" (i "diversi"), senza però dare a questi ultimi piena "agency" (capacità di agire e decidere). Esempi come le unioni civili (ma non il matrimonio) per le coppie LGBTQ+ o l'attenzione alla mobilità ma non alla sessualità delle persone con disabilità, mostrano i limiti di questo approccio.
Gheno propone di andare oltre, puntando alla "convivenza delle differenze". In una società basata su questo principio, tutte le persone siedono attorno allo stesso tavolo e decidono insieme, in un'ottica di co-costruzione. L'obiettivo non è solo l'assenza di discriminazione, ma l'accesso ai luoghi di potere per tutte le persone, superando il fenomeno del "tubo che perde" (leaky pipeline) che vede la diversità scomparire ai vertici della società.
Per quanto riguarda la lingua italiana, Gheno preferisce parlare di "linguaggio ampio" anziché "inclusivo", intendendolo come un sistema flessibile che si adatta alle esigenze di tutti i suoi parlanti.
Consapevole che l'italiano è una lingua binaria (maschile/femminile, senza un neutro grammaticale ereditato dal latino), Gheno evidenzia come questa struttura rifletta un passato androcentrico. Il maschile sovraesteso ("tutti" per indicare uomini e donne) non è neutro, ma il risultato di una centralità maschile storica che invisibilizza altre identità.
Per rappresentare linguisticamente la varietà delle identità di genere (incluse quelle non binarie), Gheno suggerisce di usare principalmente circonlocuzioni ("tutte le persone presenti", "chi è in sala"). Sconsiglia invece l'uso diffuso di soluzioni come lo schwa (ə) o l'asterisco (*), poiché creano barriere significative per chi usa tecnologie assistive (lettori vocali), persone con dislessia o non madrelingua. Questi simboli, pur avendo un valore simbolico in contesti specifici, non sono adatti alla comunicazione generale e possono innescare polemiche strumentali.
In conclusione, Gheno ribadisce che la cura della parola non è una questione superficiale. Le parole devono essere "bullonate alla realtà", connesse all'azione concreta. È fondamentale creare un linguaggio accessibile e condiviso, evitando forme che potrebbero escludere proprio le persone più fragili o con minori strumenti culturali.
La sociolinguista chiude con un messaggio di speranza: considerare la varietà umana come una risorsa è la chiave per costruire una società basata sulla convivenza delle differenze. Anche se l'utopia non dovesse essere raggiunta, vale la pena camminare in quella direzione.
sintesi di Alessandro Bruni su base Gemini
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