Oggi è difficile “essere” padre. Non è un problema di biologia, ma di costruzione individuale e psico-sociale. Viviamo un tempo senza età, nel quale allo scorrere degli anni non corrisponde l’assunzione di ruoli e di responsabilità individuali. Tra maternità e paternità esiste una grande differenza in termini di senso del tempo e dell’età. La donna ha il limite temporale della menopausa, mentre l’uomo ha una andropausa lenta, per cui si illude di essere sempre il ragazzo di un tempo e che non c’è fretta per assumersi la responsabilità di un figlio. Inoltre, il desiderio di paternità degli uomini deve fare i conti con quello di maternità delle donne, che è e rimane prioritario rispetto alla disponibilità maschile sia sul piano dell’intimità di negoziazione della coppia, sia legalmente. Dunque, biologia, relazione di coppia e società non aiutano certamente il desiderio e l’assunzione del ruolo genitoriale da parte maschile, tanto che Lacan parla di paternità “evanescente” come tratto caratteristico della società occidentale contemporanea. Questa evanescenza ha origini lontane. I padri, in genere anche oggi, non si occupano dei bambini piccoli quanto le madri e, quindi, non influiscono più di tanto nelle loro reazioni formative.
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