Questa rubrica presenterà fotografie, video, mappe concettuali e qualsiasi materiale visivo capace di indurre riflessioni sulla mondialità, la fraternità e il mondo che ci circonda. L'intento è quello proprio del Social Graphic Journalism, una narrazione di fatti e concetti psicosociali “raccontati” per immagini. Si tratta di una esposizione mediata e rielaborata dal linguaggio “lento” della grafica e dell'immagine che rivela potenzialità sorprendenti nel documentare complesse situazioni umane e politiche. Il Social Graphic Journalism ha quella forza di verità spesso nascosta ai e dai media, ma che, per fortuna, viene gridata a gran voce dalle immagini. La rubrica viene aggiornata senza periodicità.
Nota di servizio. I contatti per osservazioni e commenti su questa rubrica avvengono esclusivamente via e-mail al seguente indirizzo: [email protected] . Servizio informativo gratuito a cura di Alessandro Bruni.
ultimo aggiornamento: 21 febbraio 2021
da La voce.info del 10 novembre 2020. Spesso un grafico vale più di tante parole:
Gli allevamenti intensivi sono la seconda fonte di emissione di polveri sottili
Quota di emissione di polveri sottili per settore sul totale delle emissioni
La formazione del particolato, meglio conosciuto con il nome di polveri sottili, è una delle maggiori fonti di inquinamento dell’aria. In Italia gli allevamenti intensivi sono la seconda fonte di emissione del particolato di minori dimensioni, che causa problemi respiratori e circolatori. Per ridurre produzione e consumo basterebbe agire sulle aliquote Iva.
Lo sapevate che ...
Lo sapevate che ...
È la grafica dell'Eurostat che indica la durata lavorativa dei cittadini europei. Gli svedesi e olandesi sono quelli che passano più anni a lavorare (rispettivamente 42 e 41 anni), gli italiani sono gli ultimi: 32 anni. Da questi dati si potrebbero fare centinaia di discorsi da bar sul fatto che in questi decenni gli italiani sono andati in pensione prima rispetto ai loro coetanei europei o non c'è il lavoro per i giovani. Ma il dato vero lo si capisce scomponendo la quota femminile da quella maschile, come ha fatto Salvatore Lattanzio, PhD candidate in Economics all'Università di Cambridge. La durata lavorativa degli uomini italiani è di 36,4 anni contro la media europea di 38,7. Un dato basso, ma non tanto quanto quello delle donne italiane che lavorano in media 27,3 anni contro i 33,9 della media Ue. Sei punti in meno. Questo è il vero problema: l'Italia è l'ultimo Paese in Europa per occupazione femminile.
Lo sapevate che ...
Il popolo originario del Messico contro la costruzione di una megaferrovia
articolo di Francesco Cecchini, pubblicato in Ancora fischia il vento
Il governo del Messico vuole imporre la costruzione di un megaprogetto ferroviario in una delle zone ancora relativamente incontaminate dell'area archeologica Maya. Il treno Maya viaggerà per 1.500 chilometri attraverso cinque stati messicani, ma attraverserà innanzitutto la Foresta Maya, parte della più grande e continua foresta umida tropicale in Mesoamerica il cui contributo alla stabilità del clima è fondamentale.
Perché dire no al treno Maya?
- È un ecocidio: devasterebbe l’ambiente del sud-est del Messico.
- È un etnocidio: interromperà e influenzerà le relazioni tra le comunità indigene.
- È un progetto imposto. Lo Stato messicano ha truccato la consultazione con i popoli originari dando esiti parziali e di parte.
- È un saccheggio regolamentato per attuare la commercializzazione del patrimonio culturale e naturale.
- È un tentativo contro la sovranità nazionale messicana perché andrà a beneficio dei capitalisti stranieri ed aprendo un vulnus di contrasto sociale e culturale trasformando il popolo originario in oggetto turistico senza favorirne la progressiva e consapevole crescita sociale.
- Favorisce la corruzione dell'apparato di governo, il saccheggio a beneficio dei grandi capitalisti e la violenza del crimine organizzato, come hanno già dimostrato altri megaprogetti (ad esempio la trivellazione per la ricerca di petrolio che ha portato degrado nelle popolazioni indigene nel sud- e centro-america).
- Il lavoro mobiliterà migliaia di lavoratori che a progetto ultimato saranno abbandonati al sottosviluppo senza aver determinato e previsto la loro crescita sociale progressiva e duratura, peraltro favorendo l'ingresso di emergenze sanitarie di popoli industrializzati in popoli privi di un sistema sanitario efficiente (ultimo esempio per il centro- e sud-america è la pandemia da covid-19).
La protesta dei popoli originari della zona archeologica dei Maya si esprime simbolicamente con efficaci manifesti che illustrano la situazione:
Kashmir, 3 fotografi kashmiri vincono il Pulizer 2020
articolo di Francesco Cecchini, pubblicato in Ancora fischia il vento del 13 maggio 2020
Tre fotoreporter indiani del Jammu e Kashmir hanno vinto il Premio Pulitzer del 2020 per foto che hanno documentato la repressione che ha seguito la decisione del governo dell’Unione (India) dello scorso agosto di cancellare il suo statuto speciale e riorganizzare in due Territori il Kashmir. I fotografi di Associated Press Dar Yasin, Mukhtar Khan e Channi Anand hanno ricevuto il premio Pulitzer 2020, considerato il più alto premio che giornalisti e fotografi possano ricevere. Yasin e Khan sono di Srinagar, mentre Anand abita nel Jammu.
In una dichiarazione dopo l’annuncio, Pulitzer ha affermato che i fotografi del Kashmir sono stati selezionati per le loro “impressionanti immagini della vita” nel contestato territorio dell’Himalaya.
Gary Pruitt, Presidente e CEO di AP ha dichiarato: “Questo premio continua la grande tradizione della fotografia pluripremiata di AP. Grazie al team AP del Kashmir, il mondo è stato in grado di assistere a una drammatica escalation della lunga lotta per l’indipendenza della regione. Il loro lavoro è stato importante e superbo.”
David Ake, direttore della fotografia di AP ha detto: “Questi fotografi hanno realizzato immagini straordinarie, nonostante le condizioni pericolose e difficili, a volte con grande rischio personale.”

Muneefa Nazir di sei anni, una bambina del Kashmir il cui occhio destro è stato colpito da una palla di marmo sparata da soldati indiani.

Una delle immagini, scattata a Srinigar nell’agosto 2019.

Manifestazione di kashmiri

Un manifestante kashmiri, in una protesta a Srinagar, mascherato salta sul cofano di un veicolo blindato della polizia indiana e lancia pietre contro

Devoti musulmani del Kashmir pregano fuori della moschea di Srinagar

Posto di blocco a Srinigar

Un ragazzo del Kashmir tenta di estrarre un proiettile dal muro di una casa danneggiata dopo una sparatoria a Tral.
La solitudine di Milano durante la quarantena
Scatti rubati, fatti con un iPhone e senza macchina fotografica da Gaia Menchicchi, in tanti quartieri milanesi colti nella loro sospensione. Un album in bianco e nero che cattura la bellezza di una città deserta.
Il racconto del tempo sospeso prende forma nelle immagini distanziate della fotografa milanese, che coglie con il bianco e nero la non-realtà che stiamo vivendo.
«Quando ho scattato la prima foto di questo progetto, 60 giorni fa al Vigentino, non sapevo ancora che sarebbe diventata la mia nuova avventura fotografica: un racconto per immagini, libero e indipendente, che raccoglie gli scatti realizzati da allora a oggi, una narrazione continua della realtà contemporanea. Uno scatto al giorno, per ripercorrere i nostri stati d’animo e capire come siamo cambiati, come ci stiamo evolvendo e come si sta modificando la realtà intorno a noi.»
Racconta così Gaia Menchicchi la sua avventura, iniziata quasi per caso al Vigentino e proseguita per tanti quartieri milanesi colti nella loro sospensione, rigorosamente con un iPhone e senza macchina fotografica. «La macchina al collo dà troppo nell’occhio, e in questi giorni avrebbe stonato. Volevo solo scatti rubati che fissano istanti sospesi e situazioni irreali a pensarci solo fino a qualche mese fa».
Nasce così Distantanee, il nuovo racconto che narra con iper-realismo il tempo sospeso del Covid 19. Per raccontare questi giorni, la nostra vita che cambia nei suoi gesti quotidiani e ci trasfigura, trasformandoci in chi non siamo mai stati. Non solo lo spazio che narra con i suoi vuoti la nostra realtà, ma uomini, donne, giovani e anziani, con le loro file ai supermercati e le loro mascherine.
Distantanee perché nate dalla distanza, ma colte nell’attimo del tempo dilatato. Foto tutte in bianco e nero che forzano la sensazione di sospensione in cui tutti siamo costretti a vivere, foto di persone sole in mezzo a piazze assurdamente piene del loro senso di assenza e mancanza. Cancelli chiusi e con lucchetti, per luoghi nati per essere aperti e sociali. L’inquietudine di gesti, visi e corpi fermati da uno scatto in un istante che pare dilatarsi all’infinito, come questo assurdo periodo di forzato isolamento che stiamo (non) vivendo.
da Linkiesta, del 5 maggio 2020
Covid-19, paranoia senza parole: fai da te, al lavoro, al mare
Gli oggetti non ci appartengono più, e sempre più noi apparteniamo a loro e assimiliamo valori, significati, regole estranee alla nostra umanità e singolarità, per approdare a una post-umanità plurale, dove ‘plurale’ va inteso nella sua accezione negativa, di scotomizzazione dell’io, omologazione.
In una zona periferica di Roma Capitale, tra l’EUR e il mare, sta la Zelia Nuttal Gallery
La vasta area è facilmente visibile dal cielo tramite l’app Google Earth. È un luogo adatto alla meditazione.
Per qualche tempo e fino a poco fa l’area sottostante il grandioso quadrivio era abitata da Popoli nomadi che contrariamente a quanto si possa pensare, usavano come giaciglio di riposo i comuni materassi forse rottamati dal popolo degli stanziali. I giacigli abbandonati sono ben visibili tra le ampie arcate del viadotto.
La contemporaneità appare in tutta la sua grandezza.
L’insegna Mc Donald in fondo al viottolone certifica, non più l’avvento, bensì il completamento del nulla poetico.
Mi sono recato in Galleria Zelia Nuttal qualche settimana fa. Ho camminato quasi roboticamente in mezzo ai rifiuti urbani fra decine di murales, per un’ora, forse più. Confermo di aver provato l’effetto di inquietudine e respingimento. Ho pensato anche all’esistenza di luoghi ben peggiori di quanto stava davanti ai miei occhi.
scritto e fotografie di Gianni Godi tratte da L'Ombra delle Parole Rivista Letteraria Internazionale del 10 gennaio 2020
sintesi di Alessandro Bruni
Natale 2019
parole che si devono fare immagine: il manifesto della comunicazione non ostile
Gabriele, la mano sinistra di Dio
Insieme a Michele e Raffaele, è uno degli angeli menzionati nella Bibbia. È il primo ad apparire nel Libro di Daniele. Era anche rappresentato come "la mano sinistra di Dio". Ha annunciato la nascita di Giovanni Battista e di Gesù, e per i musulmani è stato il tramite attraverso cui Dio rivelò il Corano a Maometto.
Nella tradizione biblica è a volte rappresentato come l'angelo della morte, uno dei Messaggeri di Dio: anche come angelo del fuoco. Il Talmud lo descrive come l'unico angelo che può parlare siriaco e caldeo. Nell'Islam, Gabriele è uno dei capi Messaggeri di Dio.
Il suo aspetto rispetta quello dell'angelo: giovane figura androgina alata che talvolta porta il diadema. Spesso raffigurato con il giglio, portato alla Vergine nell'Annunciazione.
Gabriele Zanella propone un video di conoscenza dell'arcangelo Gabriele attraverso l'iconografia romanica.
La realizzazione di cortometraggi come proposta educativa
La realizzazione di cortometraggi da parte di adolescenti e preadolescenti come forma educativa personale della comunità è un progetto di grande interesse comunicativo. Il format proposto da LabOrathollywood per questo scopo nasce dall’idea che i ragazzi coinvolti, attraverso un percorso che li veda protagonisti nella realizzazione di un cortometraggio, riescano a riflettere e raccontare in modo nuovo quelli che sono i sogni, i desideri, le speranze che stanno più a cuore a loro.
Ecco di seguito alcuni cortometraggi realizzati, con indicato tra parentesi il tema affrontato e la fascia d’età (clicca sul titolo per vederli).
Cortometraggi realizzati all’interno del progetto “LabOrathollywood” con la collaborazione delle Parrocchie della Badia, Fornaci, Villaggio sereno e Urago Mella della città di Brescia:
- Vietato divertirsi troppo Il cortometraggio affronta, in maniera simpatica e provocatoria, il tema dell’essere comunità e dell’essere oratorio. Attraverso un gioco di contrasti, di chiaro-scuro, i ragazzi hanno voluto mostrare la tristezza legata ad un oratorio vuoto, non vissuto, non partecipato, fatto solo di muri ed edifici: un luogo che sicuramente non risponde alle aspettative e ai bisogni dei ragazzi. Tale tristezza si contrappone alla gioia straripante di un oratorio pieno, vissuto, partecipato e avvertito come casa della comunità: stando insieme, confrontandosi e condividendo, tutto risulta essere più luminoso. Il cortometraggio si conclude, ponendosi come speranza e proposta attiva, come un invito per un oratorio più vissuto e condiviso.
- Etiamsi omnes, ego non Questo cortometraggio è un lavoro pieno di aspetti simbolici ed astratti, capace di dar voce ad uno dei problemi che maggiormente incidono sulla vita adolescenziale: la difficoltà di essere accettati e integrati, trovando una giusta dimensione personale. Attraverso scene d’impatto visivo, si alternano situazioni di emarginazione in cui il protagonista, con la propria identità, non riesce a trovare un gruppo in cui inserirsi e sviluppare un senso di appartenenza, con situazione di adeguamento e trasformismo in cui il protagonista, corrompendosi e cambiando la propria identità, va ad assumere sempre più le caratteristiche del gruppo in cui è entrato, perdendo per sempre le proprie e, di conseguenza, l’identità personale.
- È morto zio (?) Il terzo cortometraggio che desideriamo proporvi è quello realizzato da un gruppo di adolescenti della parrocchia del Villaggio Sereno di Brescia. Tale gruppo si è confrontato su temi generali come l’essere comunità, l’integrazione, l’intercultura, l’amicizia, il perdere occasioni, la paura dello stare soli, per poi soffermarsi su quelli della comunione fraterna e del saper dare la giusta priorità alle cose. Questi argomenti sono poi stati declinati all’interno del cortometraggio “È morto zio (?)”, in cui si racconta l’avventura di quattro cugini che, in seguito alla morte appunto dello zio, si ritrovano dopo anni per la lettura del testamento del defunto.
- Meglio tardi che mai Il soggetto racconta di un gruppo di ragazzini, abbandonati dalle loro famiglie e residenti presso un istituto educativo, una sorta di orfanotrofio moderno, che nella loro quotidianità si dedicano ad attività poco virtuose, nonché devianti, come imbrattare i muri della città. Inoltre, i ragazzi protagonisti, non curanti dei loro impegni scolastici, amano passare le giornate giocando a calcio e le notti chiacchierando sulle loro gesta. Il lavoro svolto con i ragazzi nella fase preparatoria ha permesso l’emergere di diversi aspetti significativi della vita dei ragazzi coinvolti, creando un contesto adeguato e sicuro in cui instaurare un confronto e un dialogo concreto.
Cortometraggi realizzati all’interno del progetto “CineAscoltAzioni: azioni d’ascolto attraverso le arti cinematografiche”, con la collaborazione delle parrocchie dell’unità pastorale della Conca d’Oro in provincia di Brescia:
- Cocci di amicizia Questo cortometraggio, realizzato da un gruppo di preadolescenti, affronta il tema dell’amicizia declinato sia nella relazione tra le due protagoniste, sia tra una protagonista e la figura adulta. Nella relazione tra le due amiche, emerge la fragilità e la preziosità di un’amicizia che dev’essere costruita e curata insieme. L’amicizia viene vista altresì come una palestra per le future relazioni: il dolore e la fatica sono vissute come strumento di crescita per poter aprire gli occhi su questo dono prezioso.
- Fai la tua scelta Questo cortometraggio affronta il tema dell’affettività, che si è scelto di declinare trattando la scelta nell’amore di coppia. Spinti dal desiderio di trovare nel loro futuro la persona giusta, la “persona con cui passare il resto dei miei giorni”, i ragazzi hanno fatto emergere gli aspetti che considerano rilevanti nell’affrontare tale tema: l’importanza di prepararsi a una relazione, il confronto con gli amici, l’importanza di vivere con equilibrio la dimensione emotiva e razionale, l’apparenza, gli stereotipi, la chiarezza nelle motivazioni che ci spingono ad avere una relazione, il progetto d’amore, …
Buona visione e buona riflessione per stimolare gli educatori di comunità a usare mezzi nuovi facendo crescere dagli stessi adolescenti il desiderio di esprimere le loro emozioni di fronte alla vita.
per avere una visione completa dell'iniziativa aprire questo link
Futurabilità
Franco "Bifo" Berardi” e Christian Marazzi - ChiassoLetteraria 2019
- Da quali pericoli dobbiamo guardarci?
- Quali le innovazioni dei prossimi anni?
- Quali le ricadute antropologiche?
- Quali anticorpi trovare per contrastare l’ascesa di poteri autoritari e difendere i diritti delle persone?
- Quali misure mettere in campo a tutela della vita in tutte le sue forme?
- In quali spazi d’utopia la letteratura (sia essa distopica) può ancora portarci?
Il Festival, che prende il titolo dall’omonimo romanzo di Aldous Huxley (Brave New World, in italiano Il Mondo Nuovo), vuole essere un’occasione per riflettere sui cambiamenti – le mutazioni – che stanno trasfigurando il mondo, delineando scenari che, a dipendenza degli sguardi o degli ambiti, possono risultare apocalittici o rinnovatori.
"Non sono problemi nostri"
La clip è realizzata dal duo palermitano de I Sansoni e in pochi secondi, usando la metafora del condominio, riesce a chiarire il valore dell'accoglienza. guarda il video
I 13 settori dell'economia solidale
In tutto il mondo si stanno sviluppando e diffondendo forme di economia che rimettono al centro del proprio operare le donne e gli uomini con i loro progetti e lo loro storie, le loro relazioni e l'ambiente in cui vivono. Questo movimento umano di consapevolezza si materializza in varie realtà: consumo critico, Gruppi di Acquisto Solidali (GAS), bilanci di giustizia, commercio equo e solidale, finanza etica, cooperative sociali, produttori biologici, turismo responsabile, ecc. Queste diverse realtà sono accomunate da un percorso di ricerca per un'economia equa e sostenibile, e si sentono sempre più soggetti di un'economia solidale che pone al centro del proprio agire criteri di eticità, equità, solidarietà.
Quel relitto al cuore della Biennale
Per idea di un artista svizzero il barcone affondato con oltre 700 migranti nel 2015 è diventato un’installazione a Venezia. Un segno emozionante e potente. Al quale però manca qualcosa...
È sua l’idea di portare a Venezia il relitto del barcone che il 18 aprile 2015 affondando fece oltre 700 vittime. Christoph Büchel è un artista svizzero che ora vive in Islanda. Qualche mese fa aveva proposto al direttore della Biennale che inaugura sabato, Ralph Rugoff, di avere in Laguna quel barcone arrugginito. È stato sempre Büchel a dargli un nome e quindi a dare un titolo a questa che sarà una delle “opere” più viste e più cariche di significato della nuova Biennale: “Barca Nostra”.
Büchel è un artista perfettamente inserito nel sistema artistico, fatto di valutazioni stellari, di gallerie potenti e di collezionisti dal potere d’acquisto quasi illimitato. Fa parte delle scuderie di una delle gallerie più influenti a livello di mercato, la Hauser & Wirth: nel 2011 aveva trasformata la sede espositiva londinese in un centro ricreativo funzionante, che si innestava nella vita di una comunità sotto le mentite spoglie di un servizio pubblico.
Ora Büchel ha voluto operare un altro ribaltamento, visto che la Laguna è abitualmente solcata da navi da crociera che si affacciano sul bacino di San Marco: il relitto rappresenta esattamente il contraltare di quelle immagini di prepotente opulenza. È sconcertante nella sua povertà e anche nelle dimensioni tutto sommate ridotte, che rendono difficile immaginare come a bordo potessero esserci oltre 700 migranti (infatti dopo il recupero del relitto, sono stati trovati corpi distesi nella stiva dove l’altezza non superava i 40 cm.).
scritto da Giuseppe Frangi, pubblicato in Vita.it del 7 maggio 2019
Le cinque dimensioni dell'innovazione sostenibile in medicina
25 anni fa il genocidio in Ruanda. Per non dimenticare, alcune fotografie di Sebastião Salgado
“In Rwanda vidi la brutalità totale, vidi la gente morire a migliaia al giorno. Persi la fiducia nella nostra specie. Non credevo che fosse più possibile per noi vivere.” Sebastião Salgado.
Sebastião Salgado nel 1994 fu testimone dell'esodo della popolazione tutsi dal Rwanda verso la Tanzania, ma anche verso Burundi, Congo, Uganda. Percorse le strade piene di gente in senso inverso, circa 150 Km di strada, e di morti per arrivare alla periferia di Kighali. In pochi giorni si formò una gigantesca tendopoli nella savana, che ammassò quasi un milione di persone. Lesercito hutu al potere fu sconfitto e a questo punto furono gli stessi hutu (in pochi giorni più di 2 milioni di persone) a fuggire dai tutsi in Congo (Regione di Goma) e la gente cominciò a morire per il colera, 12-15.000 morti al giorno. La sua fotografia diventa così testimonianza umana e politica della condizione umana: tutti devono vedere con i propri occhi l'orrore della nostra specie, racconta. Nel 1995 ritornò in Rwanda per seguire gli hutu che rientravano in patria. La sua fotografia è un documento storico eccezionale che descrive la banalità del male: ancora tende di rifugiati e morti ammazzati, persino nelle chiese e nelle scuole.
di Francesco Cecchini, pubblicato in Ancora fischia il vento del 9 aprile 2019
Due canzoni di Eugenio Bennato, due inni alla resistenza e alla speranza al ritmo di tarantella
Eugenio Bennato fa parte della scuola di cantautori napoletana assieme ai due fratelli Edoardo e Giorgio, a Pino Daniele, Tony Esposito, Alan Sorrenti ed altri. Laureato in fisica, è uno dei fondatori della Nuova Compagnia di Canto Popolare e dei Musicanova insieme a Carlo D'Angiò. È autore di diverse colonne sonore. Conduce ricerche nel campo della musica popolare del meridione italiano. Ha insegnato al Laboratorio di Etnomusicologia presso l'Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Del suo lavoro musicale dice che: “…. è un allargamento dell'orizzonte mediterraneo a più lontane latitudini, e in particolare alla intensa e misteriosa Africa, dove colloco una mitica sponda che custodisce la fonte di tutte le leggende, e il segreto di un suono battente primitivo che attraverso deserti e mari viaggia e si diffonde e arriva fino a noi, fino alle nostre sponde, che risuonano così di antiche tammorre e chitarre, nelle campagne ricche di arte e di cultura. Da Napoli al Gargano alla Calabria quelle voci quelle melodie e quei balli mi portano ad Algeri, a Orano a Casablanca, e poi più in là al Cairo, in Etiopia, in Mozambico. Ogni tappa è una scoperta e un riconoscimento, lungo il filo di un'emozione e di un'idea, in un percorso alternativo rispetto alla devastante logica del business e dell'appiattimento globalizzante, contro la quale silenziosamente combattono i tamburi di ogni villaggio".
Non sono un bersaglio
Oltre 3.000 operatori sanitari sono stati aggrediti in Italia nel 2018. Per la campagna "Non sono un Bersaglio" abbiamo raccolto alcune testimonianze così da denunciare e raccontare da vicino questo fenomeno così preoccupante.
Croce Rossa Italiana, Pubblicato il 1 febbraio 2019
I luoghi di culto di Roma: il progetto fotografico che mostra le altre religioni all'ombra del Vaticano
«A Roma il 74,4% della popolazione è di fede cattolica. Il rimanente 25,6% è suddiviso tra i vari movimenti religiosi. Il mio lavoro vuole dare un'identità a questa percentuale».
Ha solo 28 anni, Federico Scarchilli, ma con i suoi obiettivi è riuscito a catturare l'essenza di religioni millenarie. Per cercarla, non è andato in giro per il mondo: ha fotografato luoghi di culto nascosti all'ombra della cupola di San Pietro. Dove un tempo lo Stato Pontificio puntellava il territorio di chiese e residenze per il clero, oggi ci sono templi in cui si respira aria di Oriente e si vivono tradizioni apparentemente distanti. La convivenza delle fedi, in un'area storicamente caratterizzata dal cattolicesimo, è un simbolo dell'integrazione possibile.
«La fotografia diviene lo strumento ideale per entrare in contatto con le più disparate culture. Il mio lavoro si basa anche sulla tematica dell'immigrazione che riesce a far viaggiare le tradizioni di Paesi lontani che finiscono per essere innestate nel territorio». Il progetto del fotografo romano, Migrant Soul, ha per soggetto gli spazi delle minoranze religiose a Roma e nel Lazio. «La Chiesa Cattolica ha tra i fedeli il 74,4% degli abitanti di Roma. Il rimanente 25,6% è suddiviso tra i vari movimenti religiosi. Il mio lavoro vuole dare un'identità a questa percentuale».
La diversità religiosa che traspare dalle fotografie di Scarchilli spazia dai movimenti laici alle tradizioni abramitiche, dal politeismo alle nuove correnti del potenziale umano. «Ho voluto evidenziare anche il differente sostegno finanziario delle religioni. È chiaro che la disponibilità economica si traduce in edifici dispendiosi, mentre alcuni culti sono celebrati in strutture molto elementari», aggiunge il fotografo. «Con Migrant Soul spero di aprire una finestra sulla scena religiosa contemporanea romana, portando alla luce realtà spesso ignorate. Sono convinto che la civilizzazione di un Paese si possa giudicare anche sulla capacità di dialogo tra le differenti fedi. In fondo, come diceva Gandhi, "Dio non ha religione"».
scritto da Felice Florio, pubblicato in Open del 9 marzo 2019
Buon giorno Africa!
Video di Gabriele Zanella. Iconografia romanica sulla figura dell'adultera
L'adulterio è una relazione sentimentale o sessuale fra due persone delle quali almeno una già coniugata con un'altra persona, consistendo quindi in una violazione della fedeltà coniugale.
Come è noto, sin dalla notte dei tempi l'adulterio femminile era stigmatizzato come evento condannabile con pene severissime che giungevano sino alla lapidazione. Un segno di terribile maschilismo dominante che solo recentemente si è in gran parte eliminato. Infatti, oggi, nelle società più evolute, il concetto di adulterio rimane alla base di provvedimenti di carattere civilistico, come nelle separazioni, nei divorzi, nell’affido dei minori ecc. Chi tradisce però non è più un criminale, ma solo una persona che non ha saputo o voluto rispettare un patto: quello della fedeltà coniugale. Per avere un panorama antropologico contemporaneo di come l'adulterio venga considerato si può leggere in questo articolo un po' datato de “L'espresso”.
È quindi con la curiosità dell'osservatore dei costumi che proponiamo il video di Gabriele Zanella a proposito della raffigurazione dell'adultera nell'iconografia romanica.
Il campo dei bisogni dell'uomo
Video di Gabriele Zanella. Iconografia romanica sulla figura di Adamo ed Eva
Il mito cristiano dell’origine della morte prende avvio nel momento della Caduta: ingannata dal serpente, "la più astuta della bestie selvatiche" (Gen. 3, 1), Eva colse il frutto dell’albero proibito e ne mangiò, convincendo Adamo a fare altrettanto. L’ira divina causata dalla disubbidienza si abbatte in modo personale sui colpevoli, chiudendo loro per sempre la strada dell’Eden e prendendo la forma di una maledizione che avrà conseguenze immediate e future, coinvolgerà tutto il genere umano, sarà condanna e profezia. Le parole del castigo sono formulate ad personam: ognuno dei tre protagonisti della Caduta riveste, in quell’evento, un ruolo diverso, pecca in modo diverso e assume una diversa responsabilità. Se il serpente dovrà strisciare in aeternum sul proprio ventre, la punizione inflitta alla donna la vuole sottoposta al marito e la consegna al destino dell’eterna e dolorosa generazione: a causa del peccato, la trasmissione della vita diventa possibile solo attraverso la sofferenza (Gen. 3,16). Ma le parole più solenni e potenti sono quelle che decretano il castigo di Adamo:
"Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sarai stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!" (Gen. 3, 17-19).
La figura di Adamo e Eva nel racconto dei primi tre capitoli della Genesi, reiterato nell'arte romanica attraverso parole e immagini, assume i contorni sfumati ed incerti dell’enigma che fa emergere domande dal sapore ancestrale: Chi è la donna? Chi è l’uomo? Perché l’umanità è sessuata? Perché è colpevole? Perché è, talvolta, infelice?
Le risposte prendono forma dalla considerazione che ogni essere umano è come uno specchio di tutti gli altri e dell’universo intero. Nell'arte romanica Adamo e Eva descrivono, sotto forma figurata e con ricchezza narrativa, l’uomo alla luce delle tre relazioni fondamentali ancora oggi enigmatiche: quella con il trascendente, quella con il cosmo e quella con il suo simile, la donna.
Video di Gabriele Zanella. Iconografia romanica sulla figura di Abramo
Con la figura di Abramo si identifica la nascita dell’io. E oggi più che mai sentiamo l’urgenza di questa rinascita della persona. Se il cuore dell’uomo non ritorna a battere, a desiderare, a rimettersi in gioco nelle difficoltà quotidiane sarà inutile ogni tentativo di riuscita e soluzione, perché si useranno sempre logiche di potere e strategie che riducono l’uomo e l’ampiezza del suo desiderio più vero.
Sweeper
L'arte di Banksy trova espressione nella dimensione stradale e pubblica dello spazio urbano, realizzando pezzi che documentano la povertà della condizione umana.
L'Europa dei popoli
Le tappe evolutive nella formazione dell'identità personale
Stella: 7 minuti con Gabriele Salvatores ad esplorare la fiducia verso l'altro con il senso del proprio vissuto.
Il vissuto dell'amare
Globalizzazione