Articoli segnalati da Alessandro Bruni come invito alla lettura.
Strategie di salvezza. Stralcio dall'editoriale di Marco Cattaneo
Noi esseri umani viviamo in società complesse, stratificate, in cui deleghiamo agli altri la maggior parte delle attività che riguardano la nostra stessa sussistenza. Chiunque faccia un lavoro d’ufficio, per esempio, non provvede personalmente a procurarsi il cibo, come invece accadeva nelle piccole comunità preistoriche. Il fatto che tutti abbiamo accesso a fonti di cibo, dunque, è il risultato di una monumentale azione collettiva.
Eppure, le nostre società avanzate sono anche individualiste. Ognuno tende a provvedere al benessere di sé stesso, prima di tutto, dei propri congiunti, poi degli amici, a volte di una comunità più estesa in cui ci identifichiamo. E tra il nostro gruppo e persone che non conosciamo tendiamo a favorire il primo. È come se fossimo egoisti e altruisti al tempo stesso, secondo le circostanze.
Le circostanze, però, sono proprio quello che può indirizzare le nostre scelte. Che cosa succede quando ci troviamo in condizioni di emergenza, per esempio quando siamo esposti a una minaccia mentre ci troviamo in mezzo a una folla? Oppure, come ci comporteremmo se venissero a scarseggiare risorse vitali, come l’acqua?
Il comportamento cooperativo, e il suo significato nella cornice evolutiva della nostra specie, è la materia di studio di Guillaume Dezecache, professore di psicologia all’Università di Clermont-Auvergne.
Una materia che non si può affrontare con gli strumenti della psicologia sperimentale, sottolinea Dezecache, «perché non si può organizzare un esperimento che metta deliberatamente gli individui in una situazione di scarsità di acqua o di cibo», o addirittura in pericolo di vita, per osservarne il comportamento. Così spesso gli studiosi come Dezecache possono attingere soltanto a informazioni di retrospettiva, vale a dire studiando ciò che è accaduto in situazioni reali.
Dagli studi più approfonditi, emerge che non c’è una regola assoluta. «La tendenza a cooperare e a essere prosociali – scrive Dezecache – dipende, secondo i nostri dati, da due fattori: la vicinanza del pericolo e la possibilità o meno di evitarlo». È come se avessimo a disposizione diverse opzioni: e a volte il nostro sistema cognitivo valuta che la strategia migliore per la salvezza individuale sia unire le forze con chi si trova nella stessa situazione di pericolo. In generale, Dezecache e colleghi hanno identificato più comportamenti altruistici che egoistici. Il che non ci autorizza ad attribuire connotazioni morali più o meno positive alla nostra specie. Ci suggerisce invece che in circostanze di grave pericolo possono entrare in gioco meccanismi complessi che ci spingono a cooperare. Non sappiamo ancora come si inneschino, ma cercare di individuarli potrebbe aiutarci a trovare la chiave per elaborare soluzioni anche al di fuori delle emergenze.
Commento di Alessandro Bruni
Il ragionamento proposto da Marco Cattaneo nel suo editoriale è stimolante e può essere applicato nella nostra società complessa in cui viviamo, non solo per le situazioni emergenziali primarie come quelle di catastrofi naturali o guerre, ma anche per situazioni più personali come quelle che riguardano la salute e il benessere in generale. Sono situazioni che emergono da responsi personali di salute, come può essere un tumore o una malattia neurodegenerativa, ma anche da difetti genetici che determinano diversità che sono colte sul piano sociale come aspetti di disabilità e di non adattamento alla condizione di “sano” come il costume culturale di un luogo determina. Chi conosce l'autismo e il vissuto delle famglie sa bene di cosa scrivo. Vivere l'autismo non è solo focalizzarsi sulla psicologia del soggetto, ma riuscire ad interpretare lui e chi gli è attorno in una condizione emergenziale costante dove comportamenti altruistici (del prendersi cura) si mescolano a tensioni egoistiche (di sopravvivenza). Vivere questo equilibrio non è facile né nelle emergenze acute e brevi, né in quelle croniche e spossanti, tipiche dell'autismo.
Articoli segnalati come invito alla lettura tratti dal sommario di Mind di settembre 2024
- Gli esseri umani, campioni di cooperazione di Guillaume Dezecache. Di fronte al pericolo, i gruppi umani sembrano essere più cooperativi che individualisti. Secondo una recente ricerca che ha vinto il Premio Ribot per la psicologia scientifica, questo riflesso, ereditato dall’evoluzione della nostra specie, potrebbe rivelarsi utile di fronte alle minacce future ...
- Neurobiologia. Lo sport che fa bene al cervello di Olivier Dupuy. Corsa, nuoto, allenamento con i pesi, atletica, tennis: quale sport scegliere per rimettersi in forma, sia fisicamente sia mentalmente? Le diverse attività fisiche mobilitano infatti meccanismi cerebrali diversi a seconda della loro intensità ...
- Disturbi mentali. Siamo tutti paranoici? di Hannah Schultheiss. A lungo la paranoia è stata considerata solo come il segno di una mente malata. Oggi però alcuni esperti ritengono che pensieri e percezioni del genere siano molto diffusi nella popolazione. Insomma, siamo tutti un po’ paranoici? ...
- Intelligenza artificiale. La coscienza dell’IA di Johannes Kleiner e Robin Lorenz. Gli esperti concordano sul fatto che gli algoritmi di IA non abbiano ad ora una coscienza. Tuttavia è aperto il dibattito se, e quando, questa visione delle cose cambierà ...
- Salute. Nebbia da chemio di Sophie Fessl. Molti sopravvissuti a un tumore sono soggetti per mesi o anni a problemi cognitivi, la cui causa è spesso la chemioterapia. Questa forma di annebbiamento cerebrale è ormai sotto i riflettori della scienza, soprattutto dopo la pandemia ...
- Educazione. Bullismo a scuola: come reagire? di Bruno Humbeeck. Il bullismo a scuola, che spesso si accompagna al cyberbullismo, è un fenomeno dilagante ma ancora poco definito, il che rende più difficile aiutare le piccole vittime a superare il trauma delle molestie ...
- Comportamenti. Il giusto complimento di Jan Schwenkenbecher. La lode è un’arma a doppio taglio. Ci rende felici e ci motiva, ma può anche scatenare lo stress e consolidare gerarchie. Di cosa tenere conto affinché l’apprezzamento vada a buon fine? ...
- Neuroscienze. L’anticamera del pensiero di Frank Luerweg. Il talamo è stato a lungo considerato una semplice stazione intermedia nell’elaborazione delle informazioni sensoriali. Ma forse senza questa struttura molti processi mentali sarebbero impossibili ...
- Frontiere. Aiutare i giovani neurodivergenti di Jerome Schultz. Che sia ADHD, autismo o disturbo dell'apprendimento, i genitori dei bambini con bisogni speciali vogliono sapere come aiutarli. La risposta è semplice ed efficace: quando il bambino capisce meglio la condizione che ...