di Giovanni Caprio. Pubblicato in Pressenza del 30 agosto 2024
Le sentenze vanno rispettate, anche se non si condividono. Ci sono alcune sentenze però che “gridano vendetta” e che non si riescono proprio ad accettare. E’ il caso di una recente sentenza del Consiglio di Stato che ha respinto l’appello dei genitori di un alunno a cui il Comune aveva ridotto le ore di assistenza scolastica rispetto a quanto previsto dal PEI (Piano Educativo Individualizzato). In sostanza per quanto riguarda l’assistenza all’autonomia e comunicazione il PEI ha valore di proposta, ma non di vincolo.
Una sentenza che rischia di creare un pericolo precedente, dando la stura a quegli Enti locali che possono in futuro determinare scelte al ribasso nell’assegnazione delle ore sulle spalle delle alunne e degli alunni con disabilità. Subordinare il diritto allo studio, all’inclusione scolastica, alle capacità di bilancio di un Comune, significa lasciare all’assoluta discrezionalità tale diritto. Una sentenza che di fatto riduce un “diritto incomprimibile” a semplice “interesse legittimo”, dando l’assoluta preminenza alle compatibilità di bilancio dei Comuni e delle Città Metropolitane rispetto al diritto all’inclusione scolastica e sociale degli alunni con disabilità.
La sentenza 7089/24 del Consiglio di Stato si pone in netto contrasto anche con quanto affermato dalla stessa Corte Costituzionale con la Sentenza 275/16, che prevede chiaramente che il diritto allo studio degli alunni con disabilità prevalga sui vincoli di bilancio. Una sentenza che ha spinto la stessa ministra Locatelli a definirla “non giusta” e rispetto alla quale ha espresso grave preoccupazione, arrivando a chiedere che “lo stesso Consiglio di stato possa riunirsi in Adunanza Plenaria per dare una risposta univoca e giusta, che garantisca ad ognuno gli stessi diritti di partecipazione e di accompagnamento alla crescita dal punto di vista scolastico, sociale, civile e culturale nel nostro Paese”.
Comuni che hanno l’obbligo di erogare tale servizio, ma che non sempre riescono a erogarlo, stante l’assenza di chiare disposizioni (a partire dalle qualifiche professionali del personale che si deve impiegare per tale servizio) e, soprattutto, di risorse adeguate. E così i continui tagli delle risorse destinate agli enti locali (oltre al caos sul personale impiegato, che ha determinato altro precariato) si riversano sul processo di inclusione degli alunni con disabilità e sulle loro famiglie, alle quali spesso non resta che adire le vie legali per vedere riconosciuti i diritti dei loro cari. Ma da oggi anche queste vie potrebbero essere precluse.
Qui per approfondire: https://www.miur.gov.it/alunni-con-disabilita.
sintesi di Alessandro Bruni