di Renato La Cara. Pubblicato in Il fatto quotidiano del 15 ottobre 2024.
Ore scoperte, solitudine e timori per la sicurezza in classe. Più di un mese dopo l’inizio dell’anno scolastico, le testimonianze delle famiglie di alunni e alunne con disabilità raccontano le difficoltà e gli ostacoli che sono costretti ad affrontare ogni giorno. Elisa, 10 anni, è senza assistenza durante le ore della mensa. Matias, 11, si presenta sempre in ritardo perché gli educatori sono troppo pochi e non possono andarlo a prendere prima. Antonio, studente di seconda elementare, “passa la maggior parte delle mattine in solutidine”. La prof di sostegno di Maria Teresa è in maternità e per ora non è stata assegnata una supplente. Diego ha 5 anni e disturbi dello spettro autistico: non ha ancora un insegnante che lo segua personalmente e i genitori temono per la sicurezza, la sua e quella degli altri bambini.
“A mia figlia Elisa non viene data l’assistenza educativa durante l’orario della mensa” – Rebecca, madre di due figli, vive l’inizio di quest’anno scolastico con “angoscia” e non per mancanza di sostegno in classe, ma per l’assenza di assistenza in mensa. Vuole sensibilizzare l’opinione pubblica anche su questo aspetto particolare dell’inclusione scolastica per gli alunni non autosufficienti. Abita in Valsassina (provincia di Lecco) da sola con due figli, di cui una che si chiama Elisa, 10 anni, e che ha una grave disabilità cognitiva comportamentale con impulsività forte e una malattia rara.
“Mancano gli insegnanti sul sostegno e gli educatori e il trasporto ci arriva sempre con un’ora di ritardo” – Matias ha 11 anni, è un bambino autistico di livello tre (il massimo di gravità) non verbale ed è anche epilettico. A Milano frequenta un istituto che nella sua mission prevede un’attenzione “particolare” per gli alunni con disabilità. Vive a Corsico insieme alla mamma Mirela. “Matias continua a fare solo mezza giornata in classe perché non ci sono insegnanti specializzati sul sostegno ed educatori specializzati dedicati alla sua assistenza in un rapporto di 1 a 1”, racconta a ilfattoquotidiano.it la madre caregiver.
“Il Pei prevede 22 ore di sostegno in classe, ce ne danno solo la metà” – “Le istituzioni si riempiono la bocca di inclusione e pari diritti per tutti ma poi nella pratica la realtà è molto diversa. Basta continuare a colpire i bambini con grave disabilità”. A dirlo è Sofia, mamma di Antonio, bambino con gravissima disabilità (art.3 comma 3) di sette anni che frequenta la seconda elementare nella provincia di Reggio Emilia. Si è visto drasticamente ridurre le ore di sostegno, per lui fondamentali sia per una mediazione didattica sia a livello relazionale con i compagni. “Antonio è un bambino che nonostante le sue fragilità ha grandi competenze che possono essere rafforzate e implementate”, spiega Sofia.
“Ci hanno assegnato una docente sul sostegno in maternità e mia figlia è scoperta” – Laura abita a Cercola, in provincia di Napoli e ha una figlia, Maria Teresa, con disabilità intellettiva di 12 anni che frequenta la seconda superiore. “Mia figlia ha la necessità di utilizzare il tablet perché ha serie difficoltà a scrivere e ho dovuto ricordare alla Dirigente scolastica che esiste un regolamento che obbliga per legge ad autorizzarne l’uso in classe, in particolare per determinati alunni in situazione di fragilità”, dice a ilfattoquotidiano.it Laura. Oltre a questo, c’è anche un’ulteriore criticità che va a ledere il diritto allo studio della minore.
“Mio figlio autistico di 5 anni lasciato senza sostegno alla scuola materna. Siamo estremamente preoccupati” – Non solo diritti negati nella scuola primaria e secondaria, ma l’assenza di inclusione scolastica succede anche nella scuola dell’infanzia. E’ il caso di Diego, bambino di 5 anni con disturbi dello spettro autistico certificati dalla Asl all’età di due anni e mezzo, che frequenta l’ultimo anno della scuola materna da quasi un mese senza nessun docente specializzato sul sostegno. “Diego ha una certificazione di massima gravità articolo 3 comma 3 e va in una scuola municipale dell’infanzia in centro a Napoli ma senza nessun tipo di assistenza e sostegno. Ho scritto a tutti gli organi competenti ma non ho ricevuto alcuna risposta”.
sintesi di Alessandro Bruni
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